È di poche ore fa l’ultimo video di Matt Cutts che risponde a una domanda interessante sull’attributo Nofollow. Un utente chiede:
“I link nofollow possono far male al posizionamento di un sito� (9/09/2013)
Agli addetti SEO la risposta potrebbe sembrare quasi scontata ma è meglio riportarne il concetto 🙂
Il succo del discorso di Matt Cutts è il seguente: in linea di massima i link nofollow non hanno ripercussioni su un sito (in termini di posizionamento e/o penalizzazioni) ma esiste comunque un punto di non ritorno.
Se si eccede con l’utilizzo dei link nofollow ad esempio se “si spamma†in modo massiccio lasciando commenti nei blog a tal punto che la gente ne venga infastidita e ne segnali un abuso è chiaro che sebbene quei link siano nofollow, Google comunque potrebbe intraprendere delle azioni anti-spam.
In maniera più specifica, Google si riserva il diritto di intervenire per contrastare azioni di abuso su larga scala che abbiano intenti “ingannevoli†e “manipolatoriâ€.
Detto questo, in generale i link nofollow utilizzati per generare un “regolare†traffico diretto al sito non rappresentano una violazione al contrario, in molti casi sono ben accetti!
Ma non è la prima volta che Matt Cutts affronta il tema dell’attributo nofollow. Ripercorriamo le risposte più significative sull’argomento, riportandone i concetti più importanti, molti dei quali sembrano davvero ancora attuali.
“I link nofollow sono irrilevanti� (10 Febbraio 2010)
Ecco il punto di vista di Matt Cutts:
Il primo presupposto è che i link nofollow vengono eliminati dal Google’s Link Graph quindi sono irrilevanti dal punto di vista del motore di ricerca. Ma lo stesso Matt Cutts afferma che non esiste solo il motore di ricerca, esistono gli utenti, pertanto vale assolutamente la pena inserire l’attributo nofollow se l’intento è quello di far visualizzare agli utenti quei determinati link.
Da qui il secondo presupposto: non ci si può focalizzare solo sul motore di ricerca poiché esistono molti modi diversi di veicolare traffico al sito e in quest’ottica i link nofollow possono essere un buon modo per generare traffico. Si pensi ad esempio ai link no follow dei forum. Si pensi al traffico generato da Twitter che in alcuni casi supera quello di Google.
É evidente però che se il solo obiettivo è quello di “spammare†e viene meno il principio del suscitare il reale interesse degli utenti verso i suddetti link (nofollow), essi si riveleranno poco utili, se non del tutto inutili (o addirittura dannosi, stando alle recenti dichiarazioni), alla tua causa.
“Dovrei usare l’attributo nofollow nei link interni� (29 giugno 2010)
Anche ‘l’utilizzo dell’attributo nofollow nei link interni al sito è una questione sempre attuale. Cosa dice il guru a proposito?
La premessa del video è interessante e, per certi versi, sembra che sia stata pronunciata stamattina!
“Sarebbe più opportuno cercare di generare nuovi contenuti e ottenere link piuttosto che preoccuparsi di “scolpire il pagerank†all’interno del sitoâ€.
Già qualche anno fa Cutts poneva l’accento sull’importanza dei contenuti 🙂
Ma andiamo un po’ più nello specifico… Matt Cutts sconsiglia l’utilizzo del nofollow nei link interni – salvo che per circostanze specifiche – per una ragione principale: il pagerank di un sito “viaggia†attraverso il sito stesso sulla base dei link interni presenti. Se si aggiunge l’attributo nofollow su ogni link interno, essi vengono eliminati dal Link Graph e non passano più pagerank.
Più in particolare, il pagerank non “scorre†più regolarmente all’interno del sito, e parte di esso “evapora†o “scompareâ€.
Si potrebbe però “manipolare†il modo in cui far scorrere il pagerank all’interno di un sito modificando, ad esempio, l’architettura del sito stesso e facendo in modo di inserire alcune parti del sito più vicine alla route in modo che ci siano meno link e che il pagerank passi principalmente da quei link.
Dovremmo soffermarci a discutere su come sia cambiata in questi ultimi anni la percezione dei SEO nei confronti del Pagerank ma magari lo faremo in altra sede 🙂
“Come Google tratta i siti dove tutti i link esterni sono nofollow� (24 Febbraio 2011)
Riportiamo questo video poiché evidenzia alcuni punti salienti che riguardano proprio il concetto nofollow. Lo stesso Matt Cutts ne spiega le finalità .
Il nofollow è un meccanismo introdotto nel 2005. Quando vediamo un link nofollow da una pagina verso un’altra, significa che quel link non passa PageRank e che viene eliminato dal Google Link Graph. Non segue l’anchor text e non contribuisce in alcun modo al posizionamento nel motore di ricerca.
Wikipedia è uno di quei siti che utilizza l’attributo nofollow sui link. Nel caso specifico (Wikipedia si arricchisce con i contenuti che gli stessi utenti caricano ed editano) – ma anche in molti altri casi – il nofollow è fantastico per limitare o fermare lo spam, per lo meno quello effettuato nell’ottica del PageRank.
Si possono vendere link se si utilizza l’attributo nofollow? (7 settembre 2010)
La risposta di Matt Cutts è: Sì! Sebbene la parola vendita potrebbe farci venire dei dubbi, il suo ragionamento sembra proprio non fare una piega se lo interpretiamo in ottica Google.
Ciò a cui Google presta attenzione è il discorso legato al PageRank. Se un link è venduto con attributo nofollow e quindi non passa PR e non interessa in nessun modo i motori di ricerca non è affare suo!
La politica di Google interessa solo il ranking nel motore di ricerca, pertanto se stai vendendo un link DEVI assicurati che non abbia ripercussioni in tal senso, se non vuoi incorrere in brutte sorprese.
In qualità di proprietario del sito sei libero di fare del tuo sito ciò vuoi, ma, per contro, – dice Mr Cutts – Google è libero di rispondere e di rancare i siti in base all’effettivo merito di quei siti (tenendo conto anche dei backlink), quindi del lavoro “pulito†o “sporco†di quei siti.
Pertanto, se stai vendendo link, accertati che essi contengano l’attributo nofollow, in caso contrario stai palesemente violando le linee guida di Google con tutte le ripercussioni del caso.
CONCLUSIONI
In questi video c’è molto di più dell’â€attributo Nofollowâ€! Potremmo dire che c’è l’essenza della “politica di Google†che non è affatto cambiata negli anni. Al contrario, Google ha affinato i suoi algoritmi (pensiamo a Penguin) e ha intensificato i suoi sforzi nella lotta contro lo spam (pensiamo al lavoro dei quality raters) e contro i tentavi di “manipolazione delle SERPs†che da sempre sono alla base dei suoi principi.