White Hat SEO e Black Hat SEO: le tecniche SEO a confronto

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Ci sono modi diversi di fare SEO, più o meno lungimiranti, più o meno stabili, più o meno pericolosi. E anche più o meno etici. L’obiettivo è sempre lo stesso: posizionare organicamente il sito web nelle prime posizioni delle SERP dei motori di ricerca per garantirgli visibilità e traffico qualificato. Perché dal traffico – di valore – dipendono poi le conversioni e il fatturato. Quel che cambia è come raggiungiamo questo risultato.

White Hat SEO e Black Hat SEO sono due approcci diversi alle tecniche SEO. In questo post ti spieghiamo in cosa consistono, in cosa differiscono e quali sono i vantaggi oppure rischi dell’uno oppure dell’altro.

White Hat SEO e Black Hat SEO: alle origini del nome

White Hat e Black Hat sono due espressioni che significano cappello bianco e cappello nero. Nascono dalla cultura western, quando il cappello bianco oppure nero erano il simbolo per distinguere i buoni dai cattivi. Chi indossava il cappello bianco era una persona onesta e leale; chi indossava il cappello nero era un bandito disonesto. Un modo immediato per distinguere due approcci diversi alla vita. Lo stesso vale un po’ anche per la SEO: White Hat SEO e Black Hat SEO indicano due modi differenti di favorire il posizionamento organico del sito web. Entriamo nel dettaglio e capirai meglio.

Cos’è la White Hat SEO?

La White Hat SEO indica le tecniche SEO che:

  • rispettano le linee guida previste da Google
  • rientrano in una strategia di Digital Marketing e di posizionamento di più ampia visione e di lungo periodo
  • sono focalizzate sulle persone, sulle loro esigenze e sui benefici che il contenuto può apportare loro.

 

La White Hat SEO ha un impatto più duraturo sulla strategia di posizionamento per tre ragioni:

  • non incorre nel rischio di penalizzazioni da parte di Google e, in generale, dei motori di ricerca
  • si fonda su strategie che sono pianificate e realizzate per migliorare l’esperienza complessiva del sito web
  • ha come obiettivo garantire la stabilità del posizionamento per determinate parole chiave.

 

Le principali tecniche di White Hat SEO

La White Hat SEO utilizza tecniche SEO che rispettano i più importanti princìpi individuati da Google:

  • scrivere contenuti rilevanti e utili per gli utenti ancor prima che per i motori di ricerca
  • non ingannare le persone né il motore di ricerca con contenuti copiati o trucchetti che mineranno la brand reputation
  • partire sempre da quello che rende unico e distintivo il brand e il sito web e su questo costruire sia la comunicazione sia la strategia SEO.

 

Queste le principali tecniche di White Hat SEO:

  • la scrittura di contenuti che siano ottimizzati in ottica SEO e che, al tempo stesso, siano davvero rilevanti e di valore per le persone
  • la correttezza formale e grammaticale dei contenuti. L’ideale è che siano anche scritti in modo coinvolgente ed emozionante
  • l’ottimizzazione delle URL per le parole chiave di interesse e in modo che siano descrittive del contenuto della pagina
  • la Link Building, ovvero la costruzione di un sistema di backlink naturali e di valore. I backlink sono i link che provengono da siti web esterni al tuo e che rimandano a una o più delle tue pagine, così favorendone l’autorevolezza agli occhi di Google
  • Il copywriting di titoli rilevanti e unici per ogni pagina e ottimizzati per le keywords di interesse
  • L’ottimizzazione SEO dei tag delle immagini
  • l’attento copywriting delle meta-description, che deve essere ottimizzata in ottica SEO e deve anche persuadere le persone a cliccare sul link.

 

Cos’è la Black Hat SEO?

La Black Hat SEO è definita anche spamdexing, termine che è una crasi tra spam e indexing (indicizzazione) e si riferisce alle tecniche SEO che:

  • hanno l’intento di manipolare le linee guida prescritte da Google
  • si fondano su tattiche che cercano di manipolare l’algoritmo dei motori di ricerca per ottenere posizioni più vantaggiose nelle SERP
  • hanno un impatto di breve durata, poiché non tengono conto dei cambiamenti che l’algoritmo di Google introduce periodicamente.

 

Inoltre, la Black Hat SEO comporta un costante e pericoloso rischio di penalizzazioni da parte dei motori di ricerca e la conseguente perdita di posizioni e di credibilità del sito web. E recuperare l’autorevolezza guadagnata e la fiducia da parte dei motori di ricerca diventa poi davvero complicato.

 

Le principali tecniche di Black Hat SEO

Queste le principali tecniche di Black Hat SEO vietate dai motori di ricerca:

  • contenuti copiati da siti autorevoli, interamente o anche solo apportando piccole modifiche
  • pagine web e contenuti di scarso valore o basati su keywords irrilevanti
  • l’inserimento di testi o link nascosti
  • cloaking, ovvero la tecnica che consiste nel mostrare agli utenti un contenuto diverso rispetto a quello indicizzato sui motori di ricerca
  • backlink da parte di siti web che non hanno contenuti rilevanti o pertinenti
  • l’invio di query automatizzate senza previa autorizzazione espressa da parte di Google
  • Doorway Pages, ovvero siti o pagine creati per posizionarsi per query di ricerca specifiche, anche se i contenuti non sono utili per gli utenti oppure sono eccessivamente simili
  • Keyword stuffing, ovvero la progettazione di pagine web con parole chiave o numeri che hanno lo scopo di manipolare il posizionamento del sito web nei risultati di ricerca di Google e che offrono un’esperienza utente negativa.

 

Google individua questi esempi di parole chiave in eccesso (o Kyeword stuffing):

  • Gli elenchi di numeri di telefono quando non apportano concreto e reale valore aggiunto
  • Le sezioni di testo che elencano le città e/o i Paesi per cui stiamo indicizzando la pagina web vuole
  • La ripetizione continua ed eccessiva di parole chiave o di intere frasi in modo forzato e innaturale.

 

Il limbo della Grey Hat SEO

Tra la White Hat SEO e la Black Hat SEO esiste un limbo, una via di mezzo, la Grey Hat SEO. Fa riferimento a tutte le tecniche SEO che manipolano i motori di ricerca senza danneggiare l’utente e che Google non ha ancora individuato come pratiche scorrette. Il problema è che è sufficiente un cambio nell’algoritmo di Google affinché queste tecniche possano causare penalizzazioni del sito web.

Tra le tecniche di Grey Hat SEO rientrano:

  • la creazione di micro-siti o di PBN, Private Blog Network, ovvero una rete privata di blog
  • l’invio di link a directory.

 

White Hat SEO e Black Hat SEO: tu che risultati vuoi ottenere?

Scegliere da che parte stare non è solo una questione etica, è soprattutto questione di che tipo di risultati vuoi ottenere. La White Hat SEO garantisce risultati sicuri e duraturi, anche se il posizionamento del sito web può richiedere più tempo. In questo caso non corri il rischio di penalizzazioni e non sei soggetto a discese ripide lungo le SERP nel caso di cambiamenti da parte dell’algoritmo di Google che scansiona le pagine web. La Black Hat SEO, invece, ti espone a questi rischi e i risultati possono anche essere disastrosi. Soprattutto nel lungo periodo.

Tu da che parte vuoi stare?

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